Non andate il lunedì alle 9:15 a la Feltrinelli sperando di trovarla aperta.
Prima delle 10 nessuno vi farà entrare.
Aspettavo Non è un paese per vecchie da più di un anno.
Ho iniziato a leggerlo mentre facevo la fila alla cassa. Ho continuato camminando verso la metropolitana.
E’ un saggio che si legge d’un fiato.
Forse anche un po’ troppo velocemente.
Due anni fa ho letto Ancora dalla parte delle bambine ed è stata una lettura quasi dolorosa.
La copia mi è stata prestata da un’amica e ho impiegato quasi due mesi a restituirla.
Ritornavo a pagine, a paragrafi, a singole frasi che non potevo segnare se non trascrivendole.
Mi bloccavo a riflettere sulla mia vita. Cercavo di epurarla dai non più inconsci condizionamenti socioculturali.
Ancora dalla parte delle bambine è un libro che ti cambia la vita.
Un libro che ti costringe a pensare in un modo faticoso e scomodo.
Non è un paese per vecchie invece non è così. Almeno non per me.
Il capitolo sulla letteratura è stupendo. Ma il resto non ha la voce nitida e sovversiva del primo saggio.
Il motivo è molto semplice.
Quella voce non parla a noi “ragazze di ancora dalla parte delle bambine”.
Il libro è destinato alle nostri madri.
Così il 13 settembre ho portato mia madre alla presentazione milanese del libro.
Ne è rimasta entusiasta. E come non esserlo quando ci sono Lipperini, Zanardo e Testa a parlare!
La sera, a casa, ha iniziato a leggere il libro.
L’indomani mattina scherzava sul suo essere una donna sandwich.
Loredana Lipperini, Non è un paese per veccchie, Feltrinelli (€ 15).
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